Scrivere insieme...



Un racconto a 642 dita e 170 occhi... circa


È una storia che vale la pena d'essere raccontata e condivisa, almeno così credo. Tutto è nato lo scorso anno, alla scuola elementare padre Marella di Bologna...

domenica 18 maggio 2014

Il pianeta Speranzì della seconda B

Dopo aver raccolto le prime idee, ecco che il racconto della seconda B della scuola Marella prende forma. Mi scrive l'insegnante Paola in una email dove condivide con me "l'umore della classe":

"... immagino che, in mezzo ai tuoi mille impegni, ti ci vorrà un po' di tempo prima di inviarci la risposta, non c'è fretta!
Volevo dirti che i bambini erano emozionatissimi all'idea di scriverti e di chiedere aiuto proprio a te, "Un adulto, scrittore vero!", così hanno detto. Mi hanno veramente sorpreso, pensavo che l'idea fosse simpatica, ma non avrei mai creduto che suscitasse un tale entusiasmo. Sono molto felice, perchè vedo che la motivazione è alle stelle e anche i più indolenti partecipano con un gran brio!"

i bambini hanno deciso di seguire uno degli spunti che avevi proposto, ecco in che modo.


19 marzo 2014

Carissimo Stefano,
come procedono i tuoi progetti di scrittore?
Grazie per averci risposto e dato dei consigli molto utili e importanti per costruire la nostra fiaba.
La tua lettera era bellissima, la maestra ne ha fatto una copia per ognuno e adesso è conservata nel nostro quaderno d' Italiano!!!
Abbiamo parlato, proposto e votato le nostre idee.Ecco cosa è saltato fuori:
il COLORE della nostra storia sarà il VERDE come SPERANZI'.

Il PROTAGONISTA sarà una bambina di nome SPERANZA. L'ANTAGONISTA sarà un oggetto capace di muoversi e parlare.
sarà una TELEVISIONE SPAZIALE ed il suo fedele
collaboratore sarà ZAPPING, un telecomando un po' pazzo .

Abbiamo pensato anche che l'ELEMENTO MAGICO  potrebbe
essere un ARCOBALENO » , ma non abbiamo idee
sull'AIUTANTE che va in soccorso della protagonista in difficoltà. Veramente ci stiamo chiedendo se sia importante e fondamentale trovare l'aiutante, forse è sufficiente l'elemento
magico... Tu cosa ne pensi? Potresti suggerirci anche un titolo simpatico? Se hai idee originali da sostituire alle nostre, faccelo sapere e faremo tutte le modifiche consigliate. Avremmo un'altra proposta da farti, che ne dici se tu inizi a
scrivere la fiaba e noi la continuiamo? Aspettiamo la tua risposta e, intanto, ti inviamo un grande
bacione . 
Salutaci i tuoi figli GRAZIE 1000!!!

Ho dovuoto pensarci bene prima di trovare un filo comune per unire tutti gli elementi proposti, alcuni ovviamente stereotipati. Bella sfida che ho così affrontato.

6 aprile 2014

Carissimi amici della 2B,
sono contento di avere nuovamente vostre notizie e di sapere che il vostro racconto sta prendendo piano piano forma. Il verde è un bellissimo colore, mi fa pensare ai campi da calcio e alle colline che circondano Bologna. Siete mai stati sul Monte Donato? Da lì, Bologna e le due torri sono piccole piccole. Se tira vento si può far volare l'aquilone e di sera, nella notte di San Lorenzo, le stelle cadenti si contano a centinaia. Vorrei tanto che anche nel futuro ci fossero ancora tanti Monte Donato e che le persone non dimenticassero lo stupore nell'ammirare la loro bellezza. 
Leggendo quanto mi avete scritto, alla protagonista e all'antagonista che avete scelto, mi sono domandato: quando vado in vacanza, quanto tempo mi fermo ad ammirare con i miei occhi le montagne, il mare, le piazze ed i monumenti dei luoghi  che visito? Quanto tempo invece passo a scattare fotografie? Guardare  il mondo direttamente con i propri occhi o filtrato attraverso lo schermo della televisione, del computer o della macchina fotografica che sia, non è la stessa cosa. Provate!
 Secondo voi, la nostra fiaba potrebbe raccontare tutto questo? E una televisione del futuro potrebbe fare al caso nostro?
Allora, il racconto potrebbe incominciare così...

LA TELESTANZA DI SPERANZA

C'era una volta un pianeta che in tutto e per tutto assomigliava alla Terra tanto che a qualcuno era venuto il sospetto che lo fosse  davvero. Si chiamava Speranzì e come la Terra, girava intorno ad una stella della dimensione giusta per scaldarla. 
In quel pianeta abitava una bambina di nome Speranza, viveva in una città fra le nuvole, perché, sul suolo, non c'era più spazio. Il suo appartamento era al centoventottesimo piano di un grattacelo sospeso nel cielo, l'ascensore saliva e scendeva quasi alla velocità della luce. Il tempo di premere il pulsante e si era già arrivati.
In quella casa c'erano molti oggetti ma il più importante era la telestanza, una televisione il cui schermo ricopriva tutti e quattro i muri della stanza ove era installata. 
Speranza era molto contenta di avere finalmente la telestanza. I genitori l'avevano acquistata solo da qualche giorno dopo aver risparmiato per quasi due anni. Tutti nella sua città avevano la telestanza e lei si sentiva a disagio nell'essere l'unica senza.
Quando Speranza tornava a casa da scuola, mangiava in fretta e si chiudeva nella telestanza. Prendeva il telecomando, lo appoggiava sulla fronte ed immediatamente i quattro muri si accendevano.  Una voce usciva dagli altoparlanti e chiedeva gentilmente "Speranza, dove vogliamo andare oggi?". La telestanza era capace di riconoscere chi la accendeva. Bastava pensare ad un luogo e gli schermi proiettavano paesaggi, suoni ed immagini di persone. Stando seduti in casa Speranza poteva visitare tutto il pianeta, luoghi che in altro modo non avrebbe mai potuto ammirare. La telestanza era una gran bella invenzione, un po' costosa, è vero, ma molto utile. 
Speranza trascorreva tutto il tempo libero che aveva nella telestanza, pensava ad un luogo  e TAC, gli schermi si illuminavano ed era come essere lì. Non giocava più con gli amici, tanto poteva farlo con le persone che vedeva sugli schermi che la avvolgevano. Avevano sempre qualcosa di interessante da proporre e raccontare e poi, quando era lei a parlare, la ascoltavano interessati e rispondevano alle sue domande.
"Speranza, Speranza, vieni a tavola?" chiamavano i genitori all'ora di cena, e Speranza arrivava dopo un po', la mamma doveva chiamarla almeno per cinque minuti. Giorno dopo giorno, i minuti divennero dieci, poi venti fino a quando, una sera, il papà seccato di non aver avuto risposta andò a cercarla nella telestanza ma era vuota con gli schermi oscurati. Cosa era successo?
Anche la telestanza, a lungo andare, era diventata noiosa, dopo tutto proiettava ciò che desiderava Speranza e lei non sapeva più quale luogo visitare. Un pulsante del telecomando, più grande degli altri, aveva attirato la sua attenzione. Era di colore rosso. Sotto si leggeva la scritta "vista automatica". Cosa significava? Sul libretto  delle istruzioni era scritto: 
"Premere quando non si ha nessuna idea e si è a corto di fantasia; il telecomando penserà al posto dell'utente. Funzione da usare con cautela". 
Speranza, incuriosita, aveva premuto il bottone rosso, accostato il telecomando alla fronte. Lo schermo si era acceso e puff... Speranza non c'era più.
Tutto era così strano intorno a lei, suoni, colori, immagini, parole, profumi ruotavano come una girandola mentre lei rimaneva ferma, seduta sulla sedia, circondata dagli schermi neri  della telestanza. Già,  perché la telestanza era svanita, Speranza si trovava dall'altra parte, era diventata parte delle immagini. Speranza sapeva bene che ciò che vedeva e sentiva non era reale, ma era tutto così bello, colorato, ancora meglio che la realtà. Quando Speranza decise che aveva visto abbastanza, ebbe una brutta sorpresa. Il telecomando non si staccava dalla fronte, continuava a viaggiare in luoghi immaginari senza poter tornare nel mondo reale....

Che ne dite dell'avventura di Speranza? Come farà a tornare nel mondo reale? Adesso occorre tirare fuori Speranza da lì, ovunque sia, ed inoltre, aspetto molto importante, è necessario rileggere  quanto ho scritto, modificare quanto non vi convince e soprattuto togliere le parole di troppo. Una buona revisione di bozza ha quasi sempre come effetto quello di accorciare il testo.
Aspetto vostre notizie e buon finale di storia. 
A presto




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