Scrivere insieme...



Un racconto a 642 dita e 170 occhi... circa


È una storia che vale la pena d'essere raccontata e condivisa, almeno così credo. Tutto è nato lo scorso anno, alla scuola elementare padre Marella di Bologna...

sabato 24 maggio 2014

Il racconto della 2A padre Marella: un castello pieno di personaggi

Siamo giunti alla conclusione di questa storia anche con i bambini della seconda A della scuola Marella. Ecco come rispondo alla loro ultima email in cui, con sodisfazione, mi inviavano il loro racconto "Il castello di Roma".

Castenaso, 25 Maggio 2014

Carissimi amici della seconda A,
sono stato molto contento di aver ricevuto la vostra ultima lettera. Ero impaziente, volevo conoscere il vostro racconto di classe dopo aver "divorato" tutti i racconti che avete voluto inviarmi. Mi sono permesso di pubblicarli tutti sul blog (uno spazio su internet) dove  ho riportato tutte le lettere che ci siamo scambiati. Ho pensato che la nostra avventura fosse troppo bella e valeva la pena di... raccontarla.
 Mi è piaciuta l'idea del cavaliere nero che, in fondo in fondo, non era cattivo come sembrava.  Leggendo tutto di un fiato il racconto ho pensato: "È vero, il pregiudizio si supera con l'ascolto  e l'attenzione".  Anche questo è un modo per rendere il mondo migliore e visto che il vostro racconto aveva questo obiettivo direi che lo avete centrato. Bravi!
Forse vi aspettate qualche commento, diciamo, tecnico su come avete sviluppato il racconto. Ho poco da dirvi in verità. Naturalmente io l'avrei scritta in modo diverso perché non sono voi. Ma vi svelo un segreto: quando fra qualche tempo, magari durante l'estate, rileggerete quanto avete scritto direte:"ma perché ho scritto così? adesso scriverei cosà". A me succede sempre, è normale. Rimetterete mano al testo del racconto per diverso tempo fino a quando direte:"Basta! Ancora una virgola diversa e sarà peggio di prima." In quel momento la vostra revisione sarà terminata.
Vorrei comunque darvi dei suggerimenti:
1) una buona revisione del testo produce una nuova versione del racconto più breve della precedente. Non abbiate paura nel tagliare le parole inutili;
2) Il titolo del racconto è importante, incuriosisce e spinge a leggere la storia. Il testo del vostro racconto parla di un castello dove si svolgono gli avvenimenti, ma non si dice che il castello è di Roma, come anticipato dal titolo.  Perché è importante che sia di Roma? Potete spiegarlo?
3) I personaggi del racconto non devono essere ne troppi ne troppo pochi. Il numero giusto non esiste, in ogni modo tutti, se sono nel vostro racconto, sono importanti e quindi meritano di essere descritti, anche brevemente. Se avete dei dubbi sul loro ruolo nel racconto, meglio toglierli, saranno protagonisti in un'altra storia, magari nella prossima che scriverete.

Il resto, come dicevo, lo raffinerete piano piano da voi, ne sono sicuro. Vorrei vedere i vostri disegni e, ancor di più, venirvi a trovare e ascoltare questo racconto direttamente dalla vostra voce, quest'anno se ci riusciamo o il prossimo.
Un abbraccio
Stefano


Ed ecco il racconto...

IL CASTELLO DI ROMA
dei ragazzi della classe II A, scuola Padre Marella.

C'era una volta un giovane che viveva in un castello:Reddy era il suo nome. Bianca, magica figura del bosco, volle avvisare re Jack, suo padre, di un pericolo che aveva le sembianze di un cavaliere nero. Fu così che in un giorno di fine estate gli scoiattoli videro un cavaliere dall'aspetto tetro, indossava una maschera nera ed anche il cavallo sul quale viaggiava era del colore di una notte senza stelle. Bianca venne avvertita. Intanto il cavaliere giunse alle porte del castello. Le guardie spaventate corsero a dare l'allarme. Il cavaliere era brutto, ma non era cattivo, anzi. Appena arrivò il poveretto scese da cavallo e, attorno a lui, si fece un silenzio di tomba. Erano giorni e giorni che cavalcava ed era stanco ed affamato, quando si avvicinava a qualcuno per chiedere aiuto queste persone scappavano urlando perchè avevano paura di lui. Reddy non aveva paura e capì la sua sofferenza: gli offrì da mangiare e da bere, oltre ad un giaciglio per la notte. Poi il giovane principe invitò il cavaliere nero a partecipare al torneo del giorno dopo. L’indomani il cavaliere incontrò una povera vecchina che gli chiese un pezzo di pane. Era Bianca: voleva capire se il cuore del cavaliere era buono. Il cavaliere, pur essendo in ritardo per la gara, si fermò per regalare alla vecchina il pranzo e poi la cena. Il giovane chiese scusa perché non poteva dare di più. Bianca, sentite quelle parole, lo trasformò. Il cavaliere nero era molto preoccupato : lui non si era accorto di essere cambiato. Se ne accorse quando vide il suo riflesso sull’armatura di Reddy che gli era andato incontro per salutarlo. Corse a specchiarsi nel laghetto lì vicino: la sua immagine riflessa nell’acqua svelava il suo cuore agli occhi degli altri. Era buono e la sua armatura era bianca.


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